“Oggi siamo tutti molto tristi, perché il Maestro lascia la sua squadra. Siete presenti in tanti, anche coloro che hanno intrapreso strade diverse dalla nostra, ma questo non importa. Il Maestro ha donato il Taekwondo a tutti noi, e per questo vi ringrazio per essere qui. Ringrazio anche tutta la comunità coreana in Italia, che non ha mai fatto mancare il proprio sostegno al Taekwondo italiano. Grazie di cuore.
Oggi il Taekwondo mondiale è in lutto. Ho ricevuto messaggi da tutti e cinque i continenti, a partire dal Presidente Mondiale.
Ma ciò che deve confortarci è che lui ha sempre saputo cosa fare e quando farlo.
Durante la sua vita, è andato nei luoghi più improbabili senza mai tirarsi indietro. Ogni volta che c’era una sfida da affrontare, l’ha sempre accettata con coraggio. L’esempio veniva prima di tutto, poi le parole, sempre sagge, le sue.
Al Maestro non piaceva annoiarsi o essere ripetitivo: amava scoprire cose nuove e confrontarsi con tutti. Era fortemente curioso e creativo. Era un uomo libero.
Mi piace pensare che il Maestro sia semplicemente andato in trasferta per assolvere a un nuovo compito, sicuramente il più importante di tutti: sperimentare e confrontarsi con una nuova dimensione. E sono certo che, nel momento del trapasso, lui, con il suo dobok e la sua cintura nera 10° Dan, era pronto per affrontarlo. Altrimenti, non sarebbe andato.
Perché il Maestro, prima di fare qualsiasi cosa, si è sempre preparato con cura, che si trattasse di un allenamento, di una gara o di uno stage. Questo suo modo di affrontare le cose è stato per tutti noi uno dei suoi più grandi insegnamenti.
Ma la sua dote più grande non era l’aspetto tecnico, pur immenso, ma la sua umanità: la capacità di preoccuparsi degli altri, di tutti gli altri, anche di chi non lo meritava.
Maestro, stai tranquillo. Grazie ai tuoi insegnamenti, qui ce la caveremo.
Non so cosa troverai nell’altra dimensione, e dunque non ti dirò di riposare in pace. Come mi hai detto non molto tempo fa, quando ti avevo invitato a non esagerare con gli allenamenti e le trasferte, ridendo mi rispondesti: “Stai tranquillo, ho solo 83 anni.”
Perciò oggi non ti dirò di riposare, ma almeno ogni tanto, se ti capita, provaci.
Buon allenamento, Maestro.“
Angelo Cito
{joomplucat:54 limit=32}