Intervista al Presidente FITA: “La Federazione Italiana Taekwondo apre a chiunque abbia il desiderio di farne parte, a presindere della provenienza”
di Giacomo Spartaco Bartoletti, pubblicata su Samurai n°2/febbraio 2024
1) Caro Presidente, la FITA ha da tempo intrapreso una politica di “integrazione” di varie realtà che, per motivi storici, non ne facevano parte.
Sì. Il Taekwondo ha attraversato periodi storici differenti, a volte anche complessi, prima di ottenere il pieno riconoscimento da parte delle istituzioni nazionali ed internazionali e di essere elevato a Sport Olimpico. Lo stesso vale per le organizzazioni che hanno curato il suo sviluppo. La FITA è stata riconosciuta come Federazione Sportiva Nazionale nel 2000, lo stesso anno in cui il taekwondo è stato inserito nel programma ufficiale dei Giochi Olimpici a Sydney. Tale traguardo, vi assicuro, non era affatto scontato in quegli anni ed è stato il frutto di un duro lavoro che ha comportato scelte difficili e impegnative. Tuttavia, le scelte fatte si sono rivelate quelle giuste! Oggi siamo una delle federazioni più vincenti e apprezzate sia a livello nazionale che internazionale, con la duplice missione di promuovere e supportare la crescita del taekwondo italiano e garantire la diffusione dello spirito olimpico.
2) Non pensa che la convergenza di realtà diverse possa comportare dei rischi? Ad esempio, in termini di gestione o prioritizzazione delle attività?
Come dico spesso, soprattutto agli atleti, è fondamentale che chi vince condivida il proprio successo anche con chi non ha contribuito direttamente a ottenerlo, poiché questi ultimi potrebbero farlo in occasioni future. La mia visione di Federazione è sempre stata quella di un’organizzazione aperta, in grado di rappresentare il punto di riferimento per tutti gli appassionati di taekwondo e il luogo dove praticarlo insieme, ognuno secondo le proprie capacità e desideri. È certamente una sfida, ma la nostra è una Federazione composta da persone capaci di individuare immediatamente comportamenti non in linea con i valori e gli obiettivi che vogliamo perseguire, come abbiamo dimostrato più volte in passato, quando abbiamo dovuto confrontarci con individui che hanno cercato di strumentalizzare il lavoro svolto per fini personali e individualistici. In un periodo storico che vede quasi sempre prevalere le divisioni, la FITA va controcorrente.
3) Quindi, lei sta dicendo che c’è la volontà di ampliare le proposte e accogliere in FITA chiunque abbia il desiderio di farne parte, a prescindere dalla provenienza?
Esatto! Certamente dovremo affrontare questioni non di facile soluzione, come ad esempio il riconoscimento dei gradi, le qualifiche tecniche e le differenze nei regolamenti sportivi (questioni che spesso hanno frenato chi desiderava far parte della Federazione) e identificheremo le soluzioni più adatte per ogni situazione; nel corso degli anni abbiamo già lavorato molto su questi aspetti e siamo sempre stati in grado di risolvere con successo i problemi ogniqualvolta si sono presentati. Crediamo molto nella formazione dei nostri tecnici, e cerchiamo sempre di fornire i migliori strumenti e la piena consapevolezza della nostra missione: divulgare e rendere accessibile a tutti il Taekwondo Olimpico. Questo assume ancor più valenza adesso, che siamo entrati nell’anno Olimpico e mancano pochi mesi a Parigi 2024.
4) I vostri grandi successi agonistici e i traguardi raggiunti vi spingono a facilitare tale percorso in favore di atleti e tecnici che, per ragioni diverse e questioni storiche, si trovano al di fuori dei Giochi Olimpici.
Non si tratta di un’imposizione. Direi piuttosto che il sogno di rendere il Taekwondo uno sport sempre più globale passa anche attraverso queste scelte. Chi oggi si trova, per un motivo o per l’altro, fuori dalla World Taekwondo e dal circuito Olimpico, lo ha fatto per sua libera scelta e in piena consapevolezza delle conseguenze. Ci sono, tuttavia, differenze fra chi ha avuto responsabilità dirette e chi si è trovato a subirle. Nel corso degli anni, abbiamo sempre cercato di distinguere queste due situazioni e di evitare che “le scelte dei padri ricadessero sui figli”. È compito mio, in qualità di Presidente, e del Consiglio Federale rendere il Taekwondo italiano sempre più forte e poliedrico: favorire l’accesso a tutti a un modello di governance di provata efficacia come il nostro non è frutto di alcun obbligo o vincolo, ma si configura come un’iniziativa volta a garantire a tutti gli appassionati le stesse opportunità.
5) Ci spieghi meglio.
Il Taekwondo come disciplina organizzata ha una storia relativamente breve. La World Taekwondo ha festeggiato quest’anno i suoi 50 anni di attività. Sono stati anni pionieristici e di grande successo, ma anche anni di divisioni e contrapposizioni, spesso legate a questioni politiche esterne al mondo dello sport. Basti pensare alla divisione fra WT e ITF, che negli anni ’70 ha spaccato il Taekwondo internazionale. Tale questione affonda le sue radici nelle divisioni geopolitiche e culturali fra la Corea del Sud e la Corea del Nord. Un contesto estremamente complesso che ancora oggi permane, ma con minori impatti sull’ambito sportivo. È evidente che i praticanti di Taekwondo non hanno avuto un ruolo attivo in questa situazione e si sono trovati, loro malgrado, a percorrere strade diverse – che hanno portato a realtà diverse – che permangono da 50 anni. Oggi il Taekwondo è uno sport globale, non solo coreano. Sono 214 i Paesi che hanno una Federazione riconosciuta: continuare a perseguire le stesse logiche del passato sarebbe anacronistico e deleterio ed è giunto il momento di fare quanto in nostro potere per far sì che le distanze si accorcino. Da qualche anno, la WT ha iniziato questo percorso e la FITA è in prima linea. Il Taekwondo prima di tutto.
6) È chiaro l’impegno della Federazione. Pensa che i praticanti stiano aspettando questa occasione?
Credo fortemente nella volontà di molti di voler far parte della FITA, che è la Federazione ufficiale, e di superare steccati che hanno impedito fino ad oggi ciò. Il Taekwondo è uno degli sport Olimpici più apprezzati, e i suoi valori sono fonte di ispirazione per molte altre discipline. Chiunque, se lo desidera, può condividere con noi questo percorso. Io lavorerò per creare le condizioni affinché ciò avvenga nel rispetto delle peculiarità di ciascuno e per favorire il più alto livello di integrazione, rendendo possibile a tutti di far parte del Taekwondo Olimpico. Le nuove generazioni sono straordinariamente aperte e hanno molti meno limiti e barriere culturali rispetto a chi li ha preceduti. Sento la responsabilità di dover fornire loro un’opportunità, indipendentemente dalla loro storia, di sognare un giorno di partecipare alle Olimpiadi.
7) La proposta si estende anche ai praticanti di altre Arti Marziali?
Abbiamo reso il Taekwondo uno sport moderno, supportato da un sistema elettronico e da regolamenti chiari che permettono a chiunque di cimentarsi e gareggiare. Abbiamo inoltre introdotto ulteriori specialità in grado di valorizzare tutti gli aspetti del Taekwondo, come forme e freestyle, e, per ultimo, il “Virtual Taekwondo”, riconosciuto nel circuito degli Olympic Esports Games del CIO e di grande attrazione per i giovani. Detto questo, rispondendo alla sua domanda: si, sarà possibile, per chi pratica discipline compatibili con il Taekwondo Olimpico, realizzare specifici protocolli finalizzati ad acquisire quelle conoscenze tecniche e regolamentari necessarie per poter partecipare alle nostre attività. La Federazione organizza eventi e corsi altamente qualificati per mettere chiunque in condizione di praticare il Taekwondo che più gli piace.
8) Crede davvero che i tempi siano maturi per tutto questo?
Io non devo credere. Io e gli Organi Federali dobbiamo agire. Dobbiamo creare le condizioni affinché Maestri, atleti e appassionati possano insegnare e praticare il Taekwondo in qualsiasi modo e fase della loro vita, sportiva e non. Questo con la consapevolezza che fornire opportunità agli altri è un dovere per chi, come il sottoscritto, ricopre ruoli di responsabilità.
9) Ultima domanda, Parigi 2024?
Al momento Vito Dell’Aquila e Simone Alessio sono già qualificati per i Giochi Olimpici, mentre Antonino Bossolo si è assicurato un posto alle Paralimpiadi. Ancora una volta, faremo di tutto per dare il nostro contributo allo sport italiano.
10) Grazie Presidente e in bocca al lupo per tutto.
Grazie a lei, Direttore. Crepi il lupo e viva il Taekwondo!